05-Il team della sperimentazione pisana
L’ AFFAIR FERRARI
All’ epoca dell’ avvio dell’ esperienza pisana sembrarono interessanti i seguenti elementi:
- Formale direzione da parte di un vascolare (Ferrari, indicato da Zamboni come persona qualificata), non di un neurologo.
- Adesione di una delle due Neurologie Universitarie pisane, il cui primario (Sartucci) è autonomo rispetto ai giochi e alle cordate della SIN (Comi, Mancardi, Massacesi e company)
- Presenza di un sonologo (Napoli) di formazione radiologico-vascolare, non neurologica, di ottima fama professionale
- La presenza di un radiologo interventista che, anche se non particolarmente interessato al problema CCSVI, aveva buona fama e era disposto a collaborare
- L’ adesione della neurofisiatria, che permetteva di allargare il ventaglio dei test neurofunzionali, immettendo diversi test finora non utilizzati in altri studi
- La possibilità di una corretta collaborazione tra quelle strutture (cosa in genere niente affatto scontata)
- L’ atteggiamento non pregiudizialmente avverso alla CCSVI dei responsabili di quelle strutture
Tutti questi elementi sono tutt’ora presenti e costituiscono punti di forza della esperienza pisana.
I ruoli operativi di fatto sono i seguenti
- Ferrari (chirurgo vascolare) – formalmente coordinatore, tiene i rapporti ufficiali con i vertici Az USL e con la Regione. Viene operativamente coinvolto se, in corso di venografia, è necessario valutare la necessità di intervento chirurgico. Effettuazione di eventuali interventi a cielo aperto (finora credo due)
- Napoli (sonologo) – ha curato la stesura del disegno dello studio (dandoci spazio per osservazioni); esegue le valutazioni statistiche di tutte le indagini eseguite (anche quelle squisitamente neurologiche) ; esegue la maggior parte degli esami ECD (ci sono altri due sonologi). E’ l’ unico ad avere il quadro complessivo dei risultati.
- Cioni (radiologo interventista) – esegue le venografie e PTA
- Sartucci (neurologo) : ha curato l’ arruolamento dei pazienti; esegue la valutazione clinica e cura che la sua struttura esegua alcuni dei test previsti. L’ U.O. di neurologia) è l’ interfaccia principale con i pazienti. Fino a qualche mese fa eseguiva il coordinamento operativo del flusso dei pazienti nelle varie strutture per mezzo di una neurologa ad incarico professionale (d.ssa Pecori), he ha drasticamente ridotto l’ attività per scadenza dell’ incarico.
- Carboncini (neurofisiatra) : cura l’ esecuzione di diversi test
Sottolineo che Ferrari, formalmente coordinatore, non ha peso operativo su esecuzione, risultati dei test ed elaborazione dei dati
Punti di debolezza dello studio sin’ora individuati:
- Limiti del disegno di studio in linea con quelli degli studi pensati circa due anni fa
- Essere partiti senza finanziamenti specifici obbligando ad una gestione tutta all’ interno dei tempi ordinari di lavoro e di erogazione delle prestazioni di istituto, in una fase particolarmente difficile del SSN
- Coordinamento operativo dipendente da un incarico a scadenza, di fatto poi scaduto con forte rallentamento del tutto ; il rinnovo dell’ incarico e il riavvio di normali ritmi di lavoro sarà possibile con il nostro apporto finanziario
- Diagnosi sonologica con probabili difformità tra i tre sonologi (Napoli ha il tasso di positività per CCSVI decisamente più alto degli altri due sonologi)
- Tempi di esecuzione dello studio notevolmente più lunghi del previsto
E’ possibile che di altri limiti potremo renderci conto cammin facendo
Abbiamo sempre espresso, al cospetto dei professionisti di Pisa , il nostro interesse allo studio per il fatto che si realizzavano condizioni di polidisciplinarietà in ambiente non pregiudizialmente ostile, con una nutrita batteria di test tesa a cogliere variazioni sintomatologiche e strumentali anche nel breve termine. Questo elemento centrale non è venuto meno.
Non abbiamo mai legato l’ipotesi di finanziamento al fatto che ci fossero risultati positivi o negativi.
Nella riunione di maggio il team di ricerca presentò alla direzione ASL, alla Regione ed a noi (che ancora non avevamo tirato fuori una lira) uno “stato dell’ arte” della ricerca. Si trattava dei dati relativi a circa 15 soggetti che avevano terminato i test all’ ingresso e dopo 1 mese dall’ intervento. Fu una presentazione del tipo di analisi statistica che si andava a fare, che non poteva ancora dirsi “risultati preliminari” per l’ esiguità dei numeri trattati e del periodo di follow-up. Risultava chiara la grande mole di lavoro necessaria per i test, l’ interessante panorama complessivo che poteva scaturire dall’ insieme delle indagini, di cui alcune a carattere “oggettivo” , con qualche voce in miglioramento che poteva lasciar sperare in sviluppi interessanti. Non era il caso di porsi ancora il problema della significatività statistica.
NESSUNA CONCLUSIONE, NEANCHE PROVVISORIA, POTEVA ANCORA TRARSI DAI DATI.
Da allora non sono state fatte ulteriori elaborazioni. Da ciò deriva che Ferrari, a Bari, è stato poco serio, facendo intendere che vi fossero risultati preliminari che ancora non ci sono. Ha rimproverato al relatore catanese di mandare messaggi non prudenti sui miglioramenti ottenuti con l’ intervento sull’ omoiodeo ( e temo che avesse ragione, tranne ricredermi quando leggerò la pubblicazione) e credo che abbia voluto controbilanciare facendo una lettura riduttiva dei risultati pisani non ancora. Può darsi che ci fossero altre motivazioni alla base del suo intervento (questioni tra galli nel pollaio) ma questo ha per noi poco interesse.
Io penso che la sua sia una scorrettezza sul piano intellettuale e dell’ etica professionale: vendere risultati preliminari che ancora non hai; anche se lo fai non come comunicazione formale ad un convegno, ma in fase di discussione su un altrui studio (cosa ben diversa). Ma questo è il mio parere; non , ovviamente, quello del Ferrari, che è libero di interpretare diversamente quei pochi dati che ha e di comunicarli come e quando vuole. Ma non possiamo sentirci noi direttamente offesi. Noi possiamo rivendicare solo di essere informati circa il destino dei nostri fondi (estremamente esigui, rispetto ai notevoli costi che sostiene la Az Ospedaliera Pisana) e la coerenza del loro impiego con le finalità del finanziamento: l’effettuazione di una ricerca dignitosa sulla efficacia del trattamento, non di una ricerca a favore del trattamento. Normale cortesia di rapporti vuole che ci si informi (come fin’ora è stato fatto) dello stato di avanzamento dei lavori. Non abbiamo alcun titolo per rivendicare poteri di influenza sui tempi, modi e contenuti delle esternazioni nel merito dei dati, per cui è fuor luogo qualunque pretesa di “chiarimento” con Ferrari: ci risponderebbe con una pernacchia. Non abbiamo acquistato quote di proprietà sui dati. Non siamo i committenti dello studio.
Altra cosa sarebbe, in occasione di futuri incontri, fare garbatamente presente che la nostra impressione sui dati sin’ora disponibili ( e da loro molto cortesemente messi a nostra disposizione, perché si fidano della serietà dei nostri comportamenti) ci sembra diversa da quella da lui esternata a Bari, e ascoltare il suo parere in merito ( ma sinceramente, mi interessa più il parere Napoli, Sartucci e Carboncini). Col ché gli facciamo intendere che a Bari, Ventimiglia o Amaro, c’è sempre qualcuno che ascolta.
Mi pare che l’ episodio non meriti troppo spazio.
Se invece qualcuno si scandalizza all’ evenienza che uno studio su cui l’ associazione investe quattrini esiti in un risultato negativo, allora credo che ci sia molto da discutere e chiarire. Non con Ferrari, né con Scibilia, ma tra di noi.