06-Bari, XII Congresso SICVE – 6-8 ottobre 2013
Il Team dell’ Ospedale Cannizzaro di Catania ha presentato a Bari, nel corso del XII Congresso Nazionale della società italiana di chirurgia vascolare, SICVE, il primo studio mondiale multiplo sulla Compressione Muscolare (CM) in pazienti con Sclerosi Multipla (SM).
Secondo gli Autori, questo intervento rappresenta una metodica valida, efficace e sicura per ripristinare le condizioni emodinamiche normali di scarico venoso cerebro-midollare, nei pazienti affetti da SM, sia precedentemente trattati con PTA che non trattati e di apportare un notevole miglioramento sintomatologico soggettivo ed oggettivo, tale da migliorare, nella maggior parte dei casi, la qualità di vita di questa corte di pazienti. E’ abbastanza chiaro, che serve un maggior numero di pazienti e un follow-up più lungo per validare questa ipotesi.
Si noti, comunque, che questo studio è stato presentato ufficialmente nel contesto del Congresso della Società scientifica di riferimento.
dati e le conclusioni dovrebbero essere considerati preliminari fino a quando non verranno pubblicati in una rivista peer-reviewed.
Il muscolo omo-ioideo è un muscolo del collo, pari e simmetrico, appartenente al gruppo dei muscoli sottoioidei. Il muscolo è costituito da due ventri che si trovano tra il muscolo tiroioideo e lo sternotiroideo.
Il muscolo omo-ioideo decorre all’interno della regione sopra-clavicolare, che divide in due scompartimenti:uno al di sopra del muscolo, e uno al di sotto. Questo muscolo è un importante punto di riferimento nella chirurgia del collo per l’identificazione della vena giugulare interna.
Ci sono diversi studi che hanno riportato variazioni anatomiche, che potrebbero essere alla base del comportamento patologico del muscolo omo-ioideo. A causa della diretta adesione del tendine intermedio alla parete anteriore della vena e la loro connessione attraverso una fine lamina della fascia cervicale media, la contrazione muscolare ha un effetto diretto sul lume venoso.
L’azione del muscolo omoioideo sull’emodinamica della vena giugulare interna è abbastanza controversa. Per alcuni autori, la contrazione di questo muscolo, tendendo la fascia cervicale, promuove e modula il ritorno venoso giugulare. Per altri, la contrazione del muscolo comprime la vena nel suo tratto cervicale.
Gli Autori dello studio ritengono che il muscolo omo-ioideo svolga un ruolo primario sia per quanto concerne la modulazione dinamica della vena giugulare interna, regolandone il flusso in condizioni ortostatiche e di movimento del collo, sia per quanto riguarda la compartecipazione alla biomeccanica del rachide cervicale. Attraverso appositi test [3], hanno potuto notare che nei pazienti affetti da SM, il comportamento del muscolo omo-ioideo è patologico nelle condizioni di ortostatismo e di rotazione del collo, creando una compressione della vena giugulare interna, ecograficamente ben evidenziabile e un gioco di “tiranti”, con la compartecipazione del muscolo sternocleidomastoideo, creando un complesso muscolare, che altera le condizioni biomeccaniche del collo, in condizioni di ortostatismo.
Sono stati individuati due tipi di compressione:
Nel primo tipo è solo il muscolo omo-ioideo che comprime la vena senza compartecipazione dello sternocleidomastoideo; la vena appare a clessidra e schiacciata sul tratto corrispondente all’omo-ioideo.
Nella compressione di 2° tipo, il muscolo sternocleidomastoideo viene trascinato dall’omo-ioideo e si ha la compressione di tutto il tratto giugulare al di sopra del punto di passaggio dell’omo-ioideo . In questo caso si crea una immagine a goccia e il bulbo carotideo compartecipa, poiché la vena gli si schiaccia sopra .
Risultati:
Il follow up medio dei pazienti è di 90 giorni.
Tutti gli interventi chirurgici sono stati ben tollerati e accettati con una buona compliance da parte di tutti i pazienti. Sono stati interessati dalla resezione 16 muscoli a destra e 14 a sinistra.
Nessuna complicanza maggiore o minore è stata registrata durante l’intervento. Nessun problema a livello delle incisioni chirurgiche, che sono guarite senza complicanze e con buon esito estetico. I pazienti, che hanno avuto bisogno della sedazione, non hanno evidenziato alcuna conseguenza sul loro stato neurologico primitivo.
Dal punto di vista strumentale, tutti i pazienti con compressione di tipo 1, all’ECD, non mostrano più i segni della compressione muscolare e i tests si normalizzano già alcune ore dopo l’intervento.
Nei pazienti con compressione di tipo 2, la decompressione della vena con normalizzazione del deflusso venoso avviene gradualmente nel giro di 60 giorni, in concomitanza della diminuzione dell’ipertonia del complesso muscolare. Non sono stati riscontrati casi di trombosi della vena giugulare interna.
Dal punto di vista clinico: tutti i pazienti hanno migliorato la loro postura con raddrizzamento del rachide cervicale e delle spalle [4] [5] e la loro mobilità attiva e passiva. Molti di loro hanno cambiato da subito la mimica facciale, scomparendo quell’alone di sofferenza e riacquistando la luminosità dello sguardo che avevano perso. L’EDSS si è mediamente abbassato di 0.5 punto, mostrando una progressione nel corso delle settimane. In particolare, nei pazienti con iniziale EDSS 8,0 non è stata accertata alcuna modifica pur migliorando la loro qualità di vita; nei pazienti con EDSS 7,0 si è avuto un calo di 0.5 punto; nei pazienti con EDSS tra 6,5 e 4,5, che presentavano una media di 6 all’inizio, è stato calcolato un abbassamento di 0.55 punto; infine, nei pazienti con EDSS di 1,5 si è ottenuto un calo di 1,0 punto.
Subito dopo la resezione del muscolo, il primo risultato, già evidenziabile clinicamente, è la correzione della flessione in avanti del collo, che riprende il suo normale allineamento e l’antero-pulsione della spalle, che si “riaprono” [5]. Inoltre, è abbastanza frequente il ripristino della normale mimica facciale e dell’aspetto luminoso del viso. In due pazienti si è anche assistito al miglioramento dell’acuità visiva.
Gli Autori evidenziano anche il ruolo della resezione del muscolo omo-ioideo nella decompressione della vena giugulare, che ripristina l’emodinamica normale dello scarico venoso encefalico e midollare, come descritto, in diverse pubblicazioni, da Zamboni.
Una riflessione su quanto detto dal prof. Mauro Ferrari di Pisa, a proposito di tutti i suoi dubi sulla eistenza della CCSVI e sulla efficacia della PTA. Non entro nel merito, perchè a quello ha risposto molto bene il prof. Pierfrancesco Veroux.
Il prof. Mauro Ferrari ha in corso uno studio che, come riportava il 4 Febbraio 2013 il Corriere della Sera/Salute:
“MISURARE GLI EFFETTI – Oltre a Brave Dreams, l’unica altra sperimentazione clinica della PTA in pazienti con sclerosi multipla è in corso a Pisa, presso la Chirurgia Vascolare dell’Ospedale universitario, diretta da Mauro Ferrari. «È uno studio più piccolo – dice Ferrari – condotto in un solo Centro, che seguirà i pazienti operati per un anno. Abbiamo previsto di trattare 60 casi e ne abbiamo operati circa un terzo perché portiamo avanti la ricerca senza specifici finanziamenti, a margine della normale attività clinica. Molti pazienti dopo la PTA raccontano benefici scarsamente quantificabili: la nostra intenzione è capire se gli effetti positivi ci sono e se siano misurabili in un modo oggettivo»”.
Per quel che ne sappiamo, un finanziamento (anche se modesto) è stato erogato dall’ Associazione CCSVI nella SM, la quale ha destinato una parte dei soldi raccolti con l’SMS solidale (20.000 Euro) come contributo a questo studio che (come ci informa la Presidente Gisella Pandolfo) “….ha come obiettivo primario la valutazione dell’efficacia clinica del trattamento di disostruzione delle vene extracraniche effettuato per via endovascolare (angiolplastica percutanea o stenting) o chirurgica (allargamento con patch) per il miglioramento dei sintomi clinici nei pazienti…”.
Da quanto abbiamo sentito a Pisa dalle labbra del prof. Ferrari, non sembra che il suo studio darà un contributo positivo alla causa della CCSVI.