07-Interpellanze dei senatori Massidda del PDL e Poretti del PD
Roma, 24 marzo 2011
Giovedì 24 marzo 2011, presso il Senato della Repubblica il Governo risponde alle interpellanze e interrogazioni dei Senatori Massidda (PDL), Poretti e Perduca (PD) sulla diagnosi, sul trattamento e sul riconoscimento della CCSVI in Italia.
- L’onorevole Massidda nella sua interpellanza chiederà al Ministro in indirizzo l’opportunità di concedere l’autorizzazione alla sperimentazione come indicata dal professor Zamboni; se ritenga opportuno assicurare adeguato sostegno alla verifica delle conoscenze e delle ricerche del professor Zamboni; se risulti che la Regione Sardegna, in particolare, abbia dato la disponibilità ad avviare progetti per la diagnosi e il trattamento della CCSVI e, in caso affermativo, se ritenga di dover dotare la Regione medesima di un contributo straordinario a sostegno dell’iniziativa.
- Gli onorevoli Poretti e Perduca chiederanno al Ministro in indirizzo se sia a conoscenza del perché ancora in Italia non sia identificata e non sia possibile curare la CCSVI quale patologia riconosciuta, all’interno di un percorso strutturato e dei protocolli terapeutici accettati a livello internazionale dalla comunità scientifica sulle malattie vascolari e se non intenda inserire nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) la diagnosi e il trattamento terapeutico di tale patologia. L’interrogazione dei due senatori era stata presentata il 13 ottobre 2010.
Nuova interpellanza dei senatori Poretti e Perduca
Roma, 30 marzo 2011
A seguito della risposta avuta il 24 marzo 2011 presso il Senato della Repubblica, i senatori Donatella Poretti e Marco Perduca presentano una nuova Interrogazione al ministro competente.
Al Ministro della Salute
premesso che:
Il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), su richiesta del Ministro della Salute, si è espresso il 25 febbraio 2011 su “Insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (CCSVI) e sclerosi multipla (SM)”;
detto parere del CSS è stato successivamente trasmesso con circolare del Ministro della Salute agli Assessori regionali alla Sanità in data 4 marzo 2011, “affinché se ne tenga conto nella predisposizione delle connesse attività di studio e assistenza”;
con tale parere il CSS ritiene:
– che la CCSVI non possa essere riconosciuta come entità nosologica;
– che, ad oggi, non sia dimostrata la sua correlazione epidemiologica con la SM e, pertanto, l’intervento di correzione vascolare non può essere indicato nei pazienti affetti da tale patologia;
– che sia necessaria, invece, un’indicazione clinica chiara e netta, indipendentemente dalla presenza o meno di SM, per l’erogazione di misure atte a diagnosticare, monitorare e correggere anomalie dell’apparato vascolare venoso, qualora indicato, a causa di condizioni patologiche ad esse sicuramente riferibili;
ritiene necessario che eventuali procedure di correzione di patologia venosa in pazienti con SM siano effettuate solo ed esclusivamente nell’ambito di studi clinici controllati e randomizzati, approvati da Comitati Etici;
e ritiene opportuno:
– che sia contrastata ogni finalità puramente speculativa ed economica;
– che debba essere fatto tutto il possibile per proteggere i pazienti da facili entusiasmi, da speculazioni economiche e dai rischi connessi al trattamento stesso;
considerato che:
tenuto conto di tali indicazioni, un medico del Servizio Sanitario Nazionale, se non nell’ambito di detti studi clinici, sarebbe dissuaso dal poter diagnosticare a qualsiasi paziente già diagnosticato con SM, una affezione da CCSVI, né prescrivere alcun intervento atto a correggere la CCSVI, patologia circa la cui esistenza il CSS dichiara che “l’esistenza della CCSVI e le correlazioni etiopatogeniche collegate alla stessa sono ancora controverse e, pertanto, risultano necessari ulteriori studi”;
tuttavia, non sono pochi, su circa 58.000 pazienti affetti da SM in Italia, quelli che, soprattutto nei casi più gravi, chiedono di poter accedere quanto prima alla diagnosi e all’eventuale trattamento della CCSVI secondo le metodologie messe a punto dal Prof. Zamboni dell’Università di Ferrara, circostanza che spinge alcuni di questi a ricorrere alla sanità privata o a dispendiose e incerte trasferte in Paesi in cui queste metodologie sono riconosciute e praticate;
per sapere:
cosa intenda disporre il Ministro quando, nella circolare citata con la quale trasmette il parere del CSS su CCSVI e SM agli Assessori regionali alla Sanità, indica che di tale parere si “tenga conto nella predisposizione delle connesse attività di studio e assistenza”;
quanti studi clinici approvati dai Comitati Etici sulla CCSVI e SM siano ad oggi attivati sul territorio nazionale, a chi sono affidati e presso quali strutture, qual è il numero di pazienti preso in esame, e quando se ne prevede il compimento;
se si ha notizia che sia al vaglio da parte di Assessori regionali alla Sanità, o se sia comunque in previsione, la prossima attivazione di nuovi studi clinici su CCSVI e SM;
cosa intenda fare il Ministro per promuovere sul territorio la conduzione di ulteriori studi clinici sulla CCSVI e SM e se non ritenga opportuno che sia ampliato il numero complessivo di pazienti presi in esame da tali studi.