11-New York, 18 novembre 2017: La Scienza tradita!
Che cosa vuol dire, esattamente, “evidenza scientifica”? Quel che sembra sfuggire alla comunità scientifica e ad alcune associazioni che tutelano, o avrebbero dovuto tutelare le aspettative e gli interessi delle persone con SM, e che si sono cimentate a boicottare la sperimentazione BRAVE DREAMS, è che non da ieri, ma da almeno quattro secoli la scienza funziona in altra maniera, da quando qualcuno ha compreso che la verità scientifica non si impone attraverso la forza retorica delle argomentazioni, ma attraverso quella pratica delle dimostrazioni, sottraendo in questo modo la scienza dalla giurisdizione dei tribunali ecclesiastici.
Il “caso Zamboni è uno di quelli in cui la ricerca e i ricercatori promettono ma non mantengono? Forse sì, forse no. Non sta ovviamente a chi scrive mettere un bollino di validità o meno su una teoria, ma è più probabile che al momento ci si trovi davanti a un caso, uno dei pochi visibili a occhio nudo e interessante per le implicazioni che comporta, di controversia scientifica.
Paolo Zamboni non è Luigi Di Bella, né Davide Vannoni. Le sue affermazioni, la sua teoria e i suoi studi, da oggi, sono stati messi a disposizione della comunità scientifica per essere valutati, affinati, criticati, approvati o smentiti.
Qui siamo davanti a una spaccatura: da un lato chi crede in una teoria e pubblica studi al riguardo, dall’altro chi pensa sia priva di fondamento o porta argomenti (e dati e studi) contrari ad essa.
Permettendoci una iper-semplificazione, siamo davanti a uno scontro tra flebologi e neurologi, tra campi e competenze diverse. Il contorno è fatto di lotte, di opinioni, di tanta comunicazione (che merita un capitolo a parte), polemiche e, ovviamente, di soldi in ballo. Qui esiste una discussione all’interno della comunità scientifica che prende direzioni diverse che, al momento, per noi che guardiamo dall’esterno, sono tutte valide anche se qualcuna, il tempo ci dirà quale, è sicuramente sbagliata.
Al di là, comunque, dello studio sperimentale Brave Dreams, molti pazienti che si sono sottoposti alla PTA hanno indubbiamente ottenuto risultati positivi, anche se sappiamo bene che la procedura non può essere eseguita indiscriminatamente e non può funzionare per tutti.
Abbiamo sempre sostenuto la necessità di approfondimento degli studi e della ricerca in materia, ma non può non farci piacere leggere le dichiarazioni della Dott.ssa Maria Grazia Piscaglia, neurologa presso Ausl Romagna Ambito Ravenna, coinvolta nello studio.
La Dott.ssa ha affermato, in un’intervista rilasciata a una TV canadese (CTV News) che 18 suoi pazienti sui 20 che hanno preso parte allo studio – hanno dimostrato un miglioramento dei sintomi ed un minor numero di lesioni alla risonanza magnetica dopo un anno.
Sia le affermazioni di questa ricercatrice, sia, a maggior ragione, quanto abbiamo più sopra riportato traducendo alcuni passi delle sette pagine pubblicate dalla rivista Jama, ci consentono di ribadire che la strada si presenta ancora lunga, anche perché l’alta percentuale di pazienti in cui si è riscontrata la presenza della CCSVI come indicato nello studio, contrasta notevolmente con quanto sbandierato da uno studio finanziato con grande dispendio di denaro.
E come si spiegano i toni trionfalistici nei commenti negativi, solo pochi minuti dopo la presentazione dello studio a New York il 18 novembre 2017?
Sono stati sottolineati gli aspetti problematici dello studio allo scopo di respingerlo in toto e non è stata volutamente posta attenzione ad alcuni dati che invece, come troviamo scritto nella rivista Jama, “dovrebbero essere ulteriormente analizzati”.