
Farsi curare negli Stati Uniti
Senza assicurazione, negli Stati Uniti le spese ospedaliere sono interamente addebitate al paziente. I prezzi sono dell’ordine delle migliaia, che si tratti di un intervento o di un parto in ospedale. Partorire negli Stati Uniti, per esempio, costa mediamente 10.808$. È il prezzo più alto al mondo, tant’è che ogni anno 56mila famiglie americane rischiano di finire sul lastrico per le spese di gravidanza.
Ma gli assicurati, in realtà, non se la cavano meglio: le polizze infatti non coprono tutti i servizi sanitari. Caso emblematico è il COVID. La media del prezzo delle cure ospedaliere per il virus, calcolata su 2-3 giorni di ricovero, ammonta a 9.763$. Chiaramente gli assicurati non pagano la cifra intera, tuttavia la employer insurance (la copertura assicurativa che il datore di lavoro, per legge, paga ai suoi impiegati) lascia comunque scoperta una spesa media di 1.300$ dollari, che i pazienti americano devono sborsare di tasca propria al termine delle cure. È una stima calcolata su un ricovero normale, senza complicazioni, ma il saldo può raggiungere picchi di 30mila dollari se la degenza è più lunga.
A ciò si aggiunga che nel 2019 il 56% degli statunitensi, anche se assicurati, ha comunque dovuto far fronte a difficoltà economiche per spese sanitarie impreviste. Stesso motivo per cui, sempre nel 2019, il 25% ha dovuto ritardare i trattamenti medici di una malattia grave, evitando così le spese che ne sarebbero derivate.
La privatizzazione della medicina, in America, divide in due la popolazione. Se da una parte i costi sanitari diventano progressivamente insostenibili per il ceto medio-basso (tant’è che si sono rese necessarie misure sociali), dall’altra lo sviluppo della high-quality medicine attira ogni anno migliaia di health tourists. È un sistema che giova a chi se lo può permettere, come testimonia il fenomeno del medical tourism: viaggiare all’estero per ottenere cure sanitarie non disponibili o troppo costose nel proprio Paese. Molte persone viaggiano in America per accedere a servizi prestigiosi, ma d’altro canto migliaia di cittadini americani preferiscono curarsi all’estero, a fronte dei costi insostenibili della sanità locale.
Negli anni il governo federale ha dovuto garantire forme minime di accesso alla sanità per agevolare chi altrimenti non avrebbe potuto curarsi: dal MedicAid e MediCare del 1965 fino all’Affordable Care Act (ACA), meglio noto come Obamacare del 2014. Una riforma che, pur lasciando inalterato l’impianto privatistico, rende più accessibile la sanità americana. Se da una parte è diventata obbligatoria la sottoscrizione di una polizza individuale, simmetricamente con l’ACA le compagnie assicurative non possono più rifiutare nessuno. Inoltre, estendendo la fascia di cittadini coperti dalle agevolazioni, l’Obamacare ha permesso di ridurre in modo consistente il numero di cittadini non assicurati, passando dal 16% del 2010 all’attuale 10%.
Una riforma su cui è tornato anche Biden, proponendo potenziamenti dopo la controversa amministrazione di Trump che tentò più volte di ridimensionare i sostegni previsti e le spese relative. Ma quest’anno l’ACA ha siglato il record di adesioni, con 14,2 milioni di americani iscritti ai piani sanitari pubblici.
L’Affordable Care Act è il secondo grande progetto di sanità pubblica della storia americana, ma è in prima posizione per costo pubblico: solo nel 2018 il governo federale ha stanziato3.650 miliardi di dollari in sanità, cioè il 16,8% del PIL complessivo – durante la pandemia, in Italia le spese sanitarie non superavano neanche il 10%.
Ad ogni modo, le misure progressiste intraprese dagli Stati Uniti si scontrano con un paradosso singolare: pur essendo il Paese che investe di più in sanità, è anche quello con l’efficienza sanitaria peggiore.
3,5 trilioni di investimenti non bastano a incrementare l’efficienza del sistema sanitario. Questo significa, banalmente, che il problema della sanità americana non è economico, ma strutturale. Parliamo di un sistema tradizionalmente radicato nel privato, dove gli ospedali, che lavorano più come aziende a gestione autonoma, amministrano privatamente la propria attività. Certo, in questo meccanismo si è potuta sviluppare una élite di medicina sofisticata e all’avanguardia, forte degli investimenti in innovazione e tecnologia farmaceutica, ma al contempo è mancato uno sviluppo unitario delle strutture ospedaliere, divise fra prezzi e servizi differenti. A maggior ragione, il meccanismo delle assicurazioni si ritorce contro gli ospedali stessi visto che i costi delle franchigie scoraggiano una grossa fetta della popolazione, che preferisce non farsi curare anziché pagare deductibles.
Fonte: https://www.laredazione.net/il-prezzo-della-sanita-negli-usa-healthcare-e-health-insurances/?fbclid=IwAR0De12X-D739Ir-0fU9nOvvcXOanHTKZdMM7M2ZjL9ED7ti-NVkFS8drWU