07-Convegno a Cremona
Cremona, 30 novembre 2013.
«SCLEROSI MULTIPLA E CCSVI: LE CONFERME DELLA SCIENZA» questo il titolo del convegno che si è svolto sabato 30 novembre in Municipio a Cremona, promosso dall’Associazione Nazionale CCSVI nella Sclerosi multipla in collaborazione con le sezioni recentemente costituitesi della Regione Lombardia e di Cremona. Più di 130 i partecipanti, venuti da diverse regioni del Centro Nord all’incontro voluto per fare il punto sul dibattito scientifico relativo alla rivoluzionaria scoperta del professor Paolo Zamboni relativa alla correlazione fra sclerosi multipla e insufficienza cronica venosa cerebro-spinale. Livello intestazione 2.
Se uno sogna da solo, è solo un sogno. Se molti sognano insieme, è l’inizio di una nuova realtà». (Friedensreich Hundertwasser) questo lo slogan dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla – ONLUS, che ha voluto proporre alla luce dei risultati delle sperimentazioni finora effettuate sulla correlazione fra insufficienza venosa cronica cerebrospinale, CCSVI, e Sclerosi Multipla, SM, un momento di riflessione con gli autori stessi di questa rivoluzionaria scoperta scientifica, partita da Ferrara, dal team del Prof. Paolo Zamboni e presentata ufficialmente 4 anni fa alla comunità medica e scientifica nazionale. Sabato 30 novembre a Cremona il convegno dal titolo “CCSVI nella SM: le conferme della scienza” dopo i saluti del Sindaco della città, Oreste Perri, è partito dal sostegno che l’Associazione ha dato in questi anni e continua a dare alla ricerca scientifica e soprattutto alla libertà di ricerca.
Procedere lungo la strada aperta dall’ipotesi Zamboni, circa il coinvolgimento della malattia vascolare nella sclerosi multipla, può aprire nuovi metodi di cura proprio per quest’ultima patologia. Il metodo cosiddetto Zamboni o terapia della “liberazione”– un angioplastica fatta da specialisti appositamente preparati e con strumentazioni adeguate – parte dalla diagnosi di CCSVI nei malati di SM per disostruirne le vene giugulari e permettere un ritorno venoso normale del sangue dal cervello al cuore. In molti casi, nei primi studi compiuti, questo migliora la qualità della vita dei pazienti. Lo studio Brave Dreams, sperimentazione in doppio cieco, finanziata dalla Regione Emilia Romagna, disciplinata da rigidi protocolli scientifici, che coinvolge una ventina di entri ospedalieri italiani consentirà di verificarne la sicurezza e l’efficacia.
I malati di sclerosi: cura Zamboni anche nel Lazio
«Sperimentazione terapeutica anche nel Lazio per il trattamento della CCSVI, l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale, nei pazienti effetti da sclerosi multipla». È l’appello del presidente dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla del Lazio, Andrea Rossi Espagniet, al Governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti lanciato giovedì al Sanit a Palazzo dei Congressi all’Eur.
«Abbiamo partecipato a questo incontro informativo al Sanit per illustrare la CCSVI, questa patologia – spiega Rossi Espagnet – è una patologia scoperta nei malati di sclerosi multipla, dal professor Paolo Zamboni, di Ferrara». Il Prof. Paolo Zamboni riesce a trattare questa patologia, se presente, e in molti casi, eliminata la CCSVI, regredisce anche la sclerosi multipla. Il caso più eclatante quello di Nicoletta Mantovani, la vedova di Pavarotti. Ma cosa è la CCSVI? «La patologia consiste in un problema che ostacola il deflusso del sangue dal cervello verso il cuore, nelle vene – spiega ancora Rossi Espagnet -. Quindi parliamo di “sangue sporco”, il cui reflusso ostacolato dalla CCSVI causa un accumulo di sostanze tossiche proprio nel cervello, proprio là dove si vengono a creare le lesioni della sclerosi multipla. Zamboni ha ideato un intervento, denominato “PTA”, con un palloncino di angioplastica per aprire queste vene e favorire il deflusso. Nella sclerosi multipla è stata l’unica terapia che ha dato benefici ai pazienti, perché tutte le altre, a base solo di farmaci, mirano solo a contrastare la progressione della malattia, senza tuttavia eliminarla».
Oggi nel Lazio il percorso diagnostico e per l’eventuale trattamento della CCSVI, si fa solo nelle strutture private.
Per quanto riguarda l’uso farmacologico della cannabis, «chiediamo di semplificare la possibilità di accesso a questa forma terapeutica utile per i casi più gravi di sclerosi multipla, sia per alleviare il dolore che per consentire movimenti muscolari che altrimenti sarebbero impossibili» conclude il Presidente dell’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla del Lazio.
Sclerosi Multipla. L’associazione CCSVI-SM Onlus finanzia con 50 mila euro due trial
I soldi raccolti grazie alla Campagna “SMS Solidale”: 30 mila euro andranno al progetto di Paolo Zamboni a Ferrara, altri 20 mila a quello di Mauro Ferrari a Pisa, entrambi già in via di svolgimento. I due studi vogliono indagare la natura della CCSVI, testare metodi per curarla e svelare il suo rapporto con la Sclerosi multipla.
28 OTT - L’Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla – Onlus ha annunciato che impiegherà i 50.000 euro raccolti nella Campagna Raccolta Fondi ‘SMS Solidale’ nel finanziamento di due sperimentazioni pubbliche sulla CCSVI e la Sclerosi Multipla: si tratta di due studi in svolgimento, guidati dal Prof. Paolo Zamboni (Università S. Anna di Ferrara) e il Prof. Mauro Ferrari (Università di Pisa).
Il primo studio – al quale l’Associazione contribuisce con 30.000 euro - si sta svolgendo presso il Dipartimento di Morfologia, Chirurgia e Medicina Sperimentale – Università degli Studi di Ferrara, sezione di Medicina e Chirurgia Traslazionale diretta dal Prof. Paolo Zamboni. La sperimentazione si prefigge l’obiettivo di valutare le cellule endoteliali che rivestono le vene giugulari in pazienti affetti da Sclerosi Multipla. “Le cellule verranno ricavate dalle giugulari di persone sottoposte a procedure chirurgiche per la presenza di complicazioni derivanti da precedenti interventi endovascolari o affetti da chiare malformazioni vascolari, provate con un protocollo diagnostico multimodale altamente tecnologico. Pazienti comunque non eligibili per interventi di angioplastica dilatativa con pallone”, ha dichiarato il responsabile della Sperimentazione, Zamboni. “Questo ci permette di prelevare un frammento di vena su cui eseguire indagini di elevato approfondimento morfologico, funzionale, e persino genetico.”
Se da questa preliminare sperimentazione pilota dovessero emergere dati che ulteriormente chiariscano l’origine della CCSVI, l’Associazione ha deciso di puntare finanziando più consistentemente le attività del laboratorio e le valutazioni sui tessuti prelevati. “Se la fase pilota si dimostrerà interessante è nostra intenzione mettere a disposizione non soltanto fondi, ma anche la nostra struttura per un coinvolgimento diretto nelle fasi di reclutamento dei pazienti”, ha spiegato la presidente dell’Associazione, Gisella Pandolfo.
La seconda sperimentazione, alla quale l’Associazione CCSVI nella SM contribuisce con 20.000 euro, si svolge presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa ed è condotta da un team multidisciplinare composto da Chirurghi Vascolari, Radiologi e Radiologi Interventisti, Neurologi, Neurofisiatri e Neuro Riabilitatori. Interessantissimo il disegno dello studio e di grande sostanza il follow-up, sia in termini qualitativi che in termini quantitativi. Il contributo economico donato dall’associazione sarà utilizzato per il potenziamento del team di medici che dall’agosto del 2011 porta avanti la sperimentazione, ed ampliare quindi l’offerta assistenziale per i malati. “Obiettivo primario dello Studio – ha dichiarato il responsabile della sperimentazione, Ferrari – è la valutazione dell’efficacia clinica del trattamento di disostruzione delle vene extracraniche (DVE) effettuato per via endovascolare (angioplastica percutanea o stenting) o chirurgica (allargamento con patch) per il miglioramento dei sintomi clinici nei pazienti con sclerosi multipla (SM) e diagnosi di “Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale” (CCSVI), rispetto al non trattamento di disostruzione, dopo 1 e 6 mesi dalla randomizzazione”.
Tra gli interessanti obiettivi secondari, la valutazione dell’entità della risposta all’intervento in termini di miglioramento dei sintomi clinici nei pazienti randomizzati al trattamento di disostruzione rispetto a quelli che hanno subito l’intervento nella seconda fase (dopo sei mesi) dalla randomizzazione; la verifica della fattibilità dell’intervento di disostruzione e del rischio di complicanze operatorie e postoperatorie in tutti i pazienti; la valutazione della risposta all’intervento di disostruzione in termini di outcome vascolare in tutti i pazienti.