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LUIGI ALOE SI RACCONTA: “Ero un muratore ora sono uno scienziato”

 

Quando l’intelligenza e la tenacia riescono ad aprire nuovi orizzonti

Questa è quasi una storia esemplare, una favola per adulti.

Non ha quelli che , in gergo giornalistico si chiamano ‘polemici’, non ha doppi fondi.

E’ una vicenda bella e basta! E qualche volta vale la pena soffermarsi anche su una di queste, anche perché sono abbastanza rare…

Nel corso delle celebrazioni del IX Centenario dell’Università di Bologna, dopo il conferimento di diverse lauree ad Honorem a varie personalità del nostro pianeta, il 22 novembre del 1989 nella stessa Università di Bologna, nella stessa aula magna, e dinanzi al medesimo rettore magnifico Fabio Roversi Monaco,   veniva conferita una laurea Honoris causa per meriti speciali.

Ma non ad un uomo illustre, ad un grande protagonista, ad un potente dello Stato.

Di solito, gli atenei preferiscono questo tipo di eventi, perché danno lustro, lucidano l’immagine. Ma è merito di Bologna, per una volta, averlo dimenticato.

 Madrina della laurea conferita a Luigi Aloe, la professoressa Rita Levi Montalcini.

Luigi ex emigrante, ex muratore in Germania, ex alunno di quarta elementare impossibilitato a passare in quinta.

La morale di questa storia è natalizia, la tenacia e la dedizione sono qui tanto ripagate. C’è un’umanità intelligente e laboriosa che talvolta riesce a farsi riconoscere.

Una laurea così onora una Università.

Così Luigi Aloe si racconta in una intervista rilasciata al giornalista Calabrese Vinicio Lionetti e pubblicata sul mensile “La Regione Calabria – Emigrazione” ( n. 2 del 1990)

“Ho 47 anni e sono nato ad Amantea. Cominciai la mia vita di emigrante quando ancora avevo 17 anni. Andai in Germania, a Monaco di Baviera, e li rimasi quasi due anni a fare il muratore ed il manovale in una ditta di costruzioni. L’emigrante, e forse il meridionale in particolare, tende a lavorare troppo ed a mangiare poco. Ecco perché mi ammalai di esaurimento e fui ricoverato. In ospedale incontrai il filosofo Armando Rigobello, una persona che mi aiutò ad uscirne fuori; mi spinse ad intraprendere gli studi ed a trovare un lavoro in Italia. Così lasciai la Germania e tornai ad Amantea. Poi ripartii per il Veneto ed a Vicenza ho lavorato nel cotonificio Rossi per quasi due anni. Ho lasciato per il servizio di leva, e dopo, siccome c’era una forte crisi occupazionale anche a Vicenza, non mi fu più possibile tornare. Su suggerimento del professor Rigobello, mi spostai a Perugia. Lì trovai un lavoro di aiutante tecnico di laboratorio all’Università, nella facoltà di scienze biologiche. Imparai bene il mio lavoro così che, quando Rita Levi Montalcini chiese al professor Giuseppe Colombo, primario del mio reparto, un tecnico di laboratorio per la sua equipe della Washington University di Saint Louis negli USA fui segnalato. Volai fino a Saint Louis nel Missouri, per restarvi solo sei mesi, poi invece ci sono rimasto per quasi otto anni, dal 1968 al 1974. Poi per la Levi Montalcini è arrivato il premio Nobel e mi sono trasferito insieme ad una parte della sua equipe a Roma ove vivo stabilmente”.

E alla laurea come ci è arrivato?

“Alla carriera per la verità ci ho pensato sempre poco. Ho lavorato tanto e non ci ho pensato, anche se avevo superato qualche esame di biologia. Pensi che quando andai in Germania avevo solo la quinta elementare. Tornato in Italia nei primi tempi lavorai e studiai, e conseguii con tanti sacrifici la maturità magistrale, prima, e poi quella scientifica. Mi iscrissi all’Università quando già mi ero sposato ed avevo due figli. Un giorno l’Università di Bologna mi invitò a tenere un seminario alla facoltà di scienze biologiche. Non mi sorpresi granché, visto che era successo con altri atenei all’estero. Dopo aver sostenuto un colloquio ed aver mandato un curriculum a Bologna non seppi più nulla almeno per un anno, fino a metà ottobre. Solo allora riuscii a sapere che c’era in aria la possibilità che mi fosse conferita la laurea honoris causa in scienze biologiche”.

Cosa significa questo per un emigrato calabrese?

“E’ incredibile anche per me. Senza retorica posso dire che non ho parole. Sono cose che neanche si sognano. A volte ci penso e confesso che molte notti prima che mi fosse consegnata la laurea non ho chiuso occhio. Due o tre settimane prima, preparavo il discorso che non mi sembrava mai buono…”.

Stralcio della puntata del “Maurizio Costanzo Show” (1989) (Laurea ad honorem a Luigi Aloe.